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Trento, 24 ottobre 2011 
Casa circondariale di Trento: carcere modello o sovraffollato?
Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Suona l’allarme alla casa circondariale di Spini di Gardolo, ma per fortuna non è evaso nessuno. Considerato uno dei carceri più moderni d’Italia, è stato da poco inaugurato quale risultato concreto dell’accordo Stato-Provincia che ha portato nella disponibilità delle amministrazioni locali alcune aree strategiche. Tra gli elementi cardine dell’accordo vi era la capienza massima prevista di 240 detenuti, a fronte di un potenziamento degli agenti di custodia che avrebbero dovuto salire a 380. Ma la difficile situazione economica e la condizione disastrosa nella quale versa il sistema penitenziario nazionale con un cronico sovraffollamento delle carceri sta portando rapidamente a rivedere queste cifre, modificando così quelle che erano le condizioni previste per la struttura trentina. L’allarme è stato dato nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali rappresentative del personale interno, con riferimento ad alcuni documenti di programmazione nell’ambito dell’amministrazione statale della Giustizia, che sembrano prevedere per Trento un progressivo passaggio verso 427 detenuti. Quasi il doppio delle ipotesi iniziali, ed una corrispondente diminuzione degli agenti, dal numero iniziale a quello odierno di 182, pari alla somma degli agenti di Trento e di Rovereto, che nel frattempo è stato chiuso. Il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria giunge dunque all’amara conclusione: “Più detenuti e meno poliziotti uguale a sicurezza zero”. Ovviamente non si tratta solo di una questione di sicurezza, ma anche della qualità della vita e del lavoro degli “ospiti” e di tutto il personale operante a Spini di Gardolo, dalla polizia al personale civile – amministrativo, medico, educativo, eccetera – ed ai collaboratori.

Ma vi sono anche altri argomenti che sarebbe il caso di approfondire, anche se meno urgenti. Ne tocchiamo velocemente alcuni, riservandoci di intervenire più avanti con altri atti.

Il nuovo carcere è stato realizzato con l’impiego delle più moderne tecnologie. Si tratta di impianti molto sofisticati, che necessitano di periodiche manutenzioni oltreché di interventi qualificati. Finché tutta l’apparecchiatura è nuova ed “in garanzia” non ci saranno problemi. Ma domani? Chi sosterrà le ingenti spese di manutenzione e riparazione? L’amministrazione della Giustizia già così in difficoltà? E quali ditte interverranno? Anche ditte trentine o prevalentemente ditte da fuori regione? Sullo stesso piano possiamo porre la questione dei costi energetici. Sulla struttura non appaiono, nonostante i tetti piani, pannelli solari; ne’ sono attive pale eoliche nel luogo più ventoso di tutto il Trentino. Di geotermia nemmeno a parlare. I consumi energetici di questa struttura sono oggettivamente molto ingenti. Perché non si è pensato a realizzare un edificio, oltreché sicuro, anche virtuoso dal punto di vista energetico, visti i costi che la sua gestione comporterà? Si può ancora intervenire per rimediare?

Un ultimo argomento che si vuole toccare in questa sede riguarda le strutture residenziali per il personale. Con iniziativa meritoria, sempre nell’ambito dell’accordo con lo Stato, la Provincia ha realizzato una serie di appartamenti da assegnare al personale della casa circondariale. Le palazzine, esterne all’area del carcere, sono sicuramente di pregio. Se fossero state realizzate in città, forse sarebbe stato meglio. O forse sarebbe stato ancora meglio se, anziché costruire delle palazzine “riservate”, la Provincia avesse acquistato in diversi luoghi della città lo stesso numero di unità immobiliari, così da inserire meglio il personale con le rispettive famiglie nel tessuto sociale della città. Ma è inutile pensare al latte versato, guardiamo invece al futuro. Il numero di unità immobiliari è insufficiente, anche perché nel frattempo si è trasferito a Trento – quantomeno nell’orario lavorativo – anche il personale precedentemente occupato a Rovereto. Che cosa intende fare la Provincia. Andare incontro anche a coloro che sono rimasti inizialmente senza questo aiuto? Pensando a fare qualcosa anche nella città di Rovereto?

Ciò premesso

si interroga il Presidente della Provincia di Trento per sapere

1.  se sia a conoscenza delle intenzioni dell’Amministrazione penitenziaria di aumentare il numero di detenuti nel carcere di Trento senza un corrispondente aumento del personale di custodia;

2.  come intenda agire nel caso risultassero disattesi gli accordi previsti nel protocollo Stato-Provincia;

3.  se sia ancora possibile intervenire strutturalmente sulla casa circondariale al fine di limitarne in futuro gli ingenti consumi energetici ed i corrispondenti costi;

4.  sulla base di quali rapporti con lo Stato sono regolate le attività di manutenzione della consistente apparecchiatura elettronica e se le manutenzioni potranno essere affidate anche a ditte trentine;

5.  se sia a conoscenza dell’ulteriore necessità di alloggi da parte del personale della casa circondariale;

6.  se non ritenga opportuno, nel caso di ulteriore intervento nel settore degli alloggi, individuare nuove possibilità nell’ambito del tessuto cittadino di Trento e di Rovereto anziché nell’isolato e periferico quartiere di Spini di Gardolo.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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